Cavalli nella steppa
1964, olio, ca. cm 100 x 160
“È in questa prospettiva poetica che si innervano le altre costanti dell’opera daccardiana: in primo luogo la costante che potrebbe essere definita «visionaria», d’affinità vagamente espressionista alla Franz Marc, delle sue fantasie equestri: Incendio al maneggio, Il Palio, Cavalli nella steppa […]. È ancora un’indicazione di nostalgia d’antiche, più nobili età dell’uomo questo suo vagheggiare sulla tela la contenuta energia del piccolo trotto nei barbagli delle radure, nel bianco silenzio dei boschi coperti di neve, nella fresca luce delle marine […]. Inoltre, a guardar bene, questi cavalieri, queste amazzoni, inscindibili dai loro destrieri, sono un po’ il simbolo o la chiave del temperamento artistico del nostro pittore, e proprio del suo linguaggio, che in sé compongono esuberanza luministica tipicamente meridionale, classica fiducia nella definizione della forma e sfumato lirismo, soffuse vibrazioni coloristiche, segrete preziosità della materia in una linea nettamente lombarda e romantica.”
Luciano Budigna, D’Accardi: quaderno delle opere, 1966
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